Osservatorio
Cardinale Van Thuân sulla Dottrina sociale della Chiesa
DALL'EMERGENZA EDUCATIVA ALL'ALLARME EDUCATIVO
Comunicato
Le
notizie che giungono dal fronte dell'educazione ci dicono che un grande
cambiamento è in atto rispetto a quanto ormai siamo soliti chiamare
"emergenza educativa". Il primo a parlare di emergenza educativa è stato,
come si ricorderà, Benedetto XVI. Il 21 gennaio 2008, nella Lettera alla
diocesi di Roma sui problemi dell'educazione, egli disse che le difficoltà ad
educare da parte della famiglia, della scuola e della società intera derivano
dal fatto che non si sa più chi educare e a cosa educare. Derivano da «una
mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della
persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima
analisi della bontà della vita. Diventa difficile, allora, trasmettere da una
generazione all'altra qualcosa di valido e di certo, regole di comportamento,
obiettivi credibili intorno ai quali costruire la propria vita».
Ora,
l'accelerazione dei fenomeni di degenerazione nell'educazione ha superato
questa visione. Il fronte dell'emergenza educativa è ormai diventato un
altro, al punto che bisogna ormai parlare di nuova emergenza educativa o,
meglio, di allarme educativo.
Il
fatto nuovo è stata l'irruzione dell'ideologia del gender
nell'educazione, soprattutto nelle scuole.
La
Francia, dopo l'approvazione della "Charte de la
laïcité" predisposta dal ministro Peillon, si prepara ad introdurre
nei licei, a partire dal 2015, un'ora di insegnamento di "morale laica".
Lo Stato impone una propria religione civile ed una propria etica pubblica tese
a riplasmare i cittadini, secondo gli insegnamenti di Rousseau.
In
Italia, la "Strategia nazionale per la prevenzione e il contrasto delle
discriminazioni basate sull'orientamento sessuale e sull'identità di
genere"[1],
elaborata dal Ministero per le pari opportunità e dall'UNAR (Ufficio
Nazionale Antidiscriminazioni Razziali a difesa delle differenze), sta
producendo i suoi effetti nelle scuole: i corsi per docenti sono impostati
secondo l'ideologia del gender. A ciò contribuisce la RE.A.DY, la Rete delle
pubbliche amministrazioni contro le discriminazioni per orientamento sessuale e
identità di genere, che fornisce sostegno e patrocinio. Sul piano locale c'è
una collaborazione educativa ideologicamente orientata tra aziende sanitarie
locali, comuni, scuole statali e associazioni Lgbt.
Il
governo attualmente in carica in Italia ha approvato un decreto[2],
che ha superato l'esame della Camera ed ora è in discussione al Senato, che
destina risorse per 10 milioni di euro nel 2014 per la formazione dei docenti al
«superamento degli stereotipi di genere»[3].
La
legge cosiddetta sull'omofobia, anche questa già approvata alla Camera ed ora
in discussione al Senato, se approvata, creerebbe un quadro di intolleranza
ideologica e, insieme al decreto suddetto, stabilirebbe nella scuola un clima
culturale di completa estromissione della famiglia. Diventerebbe impossibile
educare alla famiglia naturale.
Un
ulteriore allarme deriva da come viene attuata l'educazione sessuale nelle
scuole italiane. Prevale un pensiero unico basato su contraccezione e aborto a
cui ora si aggiunge l'ideologia gender. Nel Discorso al Corpo diplomatico del
10 gennaio 2011, Benedetto XVI aveva detto: «Non posso passare sotto silenzio
un'altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi
europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o
civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma
che in realtà riflettono un'antropologia contraria alla fede e alla retta
ragione»[4].
Comincia
anche ed esserci un allarme libri di testo. Durante la discussione alla Camera
del Parlamento italiano del suddetto decreto scuola, il governo ha fatto proprio
un ordine del giorno che introduce il rispetto del codice delle pari opportunità
nei libri di testo[5].
In Francia c'è già stato un grande dibattito negli anni scorsi che tuttora
continua, ma la cosa comincia a preoccupare seriamente anche in Italia. Questo
è sempre stato un problema, data la forte caratterizzazione ideologica di molti
libri che si usano nella scuola italiana, ma ora la cosa si fa allarmante in
quanto i manuali scientifici sempre più veicolano una pseudoscienza del gender.
La
nascita di scuole materne in cui bambini e bambine non sono aiutati a coltivare
correttamente la propria identità sessuata, ma educati in modo "neutro" in
attesa che siano loro, in futuro, a scegliere; la diffusione di favole per
bambini o di spettacoli e sceneggiati per le scuole in cui il naturale approccio
alla diversità sessuale viene stravolto in base alla nuova ideologia gender; la
pianificazione centralizzata da parte dei governi di una educazione sessuale
praticata in modo discutibile fin dai primissimi anni di vita, come
previsto dagli orientamenti dell'OMSEuropa[6],
tutto questo getta una luce molto inquietante sulla educazione dei nostri figli,
davanti a cui nessuno può ritenere di poter tacere.
Questi
fenomeni hanno trasformato l'emergenza educativa in allarme educativo. Non si
tratta più solo di non sapere chi sia l'uomo da educare, il fatto nuovo è
che si pretende di saperlo benissimo. Non ci si astiene dall'educare,
abbandonando i bambini e i giovani a se stessi, ma si agisce attivamente per
educare contro natura. Non ci si limita a prescindere dalla natura umana, la si
vuole trasformare e ricreare.
Lo
smarrimento educativo, la fiacchezza, lo sconforto di tanti educatori, che
Benedetto XVI ha descritto benissimo parlando dell'emergenza educativa nella
Lettera del 2008, oggi è qualcosa di ben più grave: si rischia
l'accondiscendenza passiva ad una controeducazione. Ed infatti, i gravissimi
casi che abbiamo nominato sopra non hanno visto grandi proteste o levate di
scudi, se non quelle di alcune agenzie di informazione e di associazioni che si
stanno faticosamente mobilitando.
Davanti
a questa nuova situazione, il nostro Osservatorio fa tre riflessioni.
La
prima è che si ripropone in modo nuovo il problema della concreta libertà di
educazione. E' questo un argomento che di solito emerge solo in situazioni di
difficoltà economica delle scuole non statali. Il popolo cattolico deve sentire
in profondità l'importanza formidabile di questa libertà e venire
adeguatamente educato a sentirla. Il fronte laico lo considera un terreno
pericoloso. Davanti ai pericoli gravissimi che l'allarme educativo fa
trapelare, la lotta per la libertà di educazione deve essere posta in primo
piano e condotta con costanza e consapevolezza. I genitori stanno perdendo la
possibilità di educare i loro figli non su cose di marginale importanza ma
sulla identità della natura umana.
La
seconda osservazione è che siamo davanti ad una logica a suo modo coerente e
rigorosa. In molti pensano che possa darsi una laicità moderata ed aperta. Ma
davanti a questi fenomeni, che ormai interessano non solo le nazioni rette da
sistemi "giacobini", ma anche quelle caratterizzate in origine o in passato
da un rispettoso equilibrio tra politica e religione, si constata che la
moderazione può anche darsi in via temporanea e in alcune contingenze, ma che,
una volta eliminato Dio dalla pubblica piazza, si procede coerentemente con
l'eliminazione dell'umano. E' una secolarizzazione sempre più esigente e
aggressiva, che spesso invece viene scambiata per semplice laicità.
La
terza osservazione è di invito alla mobilitazione. I cattolici, come del resto
ogni persona emancipata dalle sirene del proprio tempo, non possono girarsi
dall'altra parte. Si tratta, in questo caso, di una grande testimonianza di
carità che ci viene richiesta. Sì, di carità e non solo di verità.
Trieste,
15 novembre 2013.
[1]Cf.http://www.pariopportunita.gov.it/images/strategianazionale_definitiva%20_logocoenuovo.pdf. Per una analisi cf: http://www.vanthuanobservatory.org/notiziedsc/notiziadsc.php?lang=it&id=1675
[2] Si tratta del decreto 104/2013 denominato "La scuola riparte", approvato dalla Camera il 31 ottobre 2013. Cf P. Ferrario, La teoria del gender vuole entrare in aula, "Avvenire" 5 novembre 2013, p. 11.
[3] Per la precisione, l'articolo 16 lettera d destina la somma «all'aumento delle competenze relative all'educazione all'affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere, in attuazione di quanto previsto dall'articolo 5 del decretolegge 14 agosto 2013, n. 93, convertito, con modificazioni, dalla legge 15 ottobre 2013, n. 119».
[4]
Cf:
http://www.vanthuanobservatory.org/notiziedsc/notiziadsc.php?lang=it&id=1115
[5]
http://www.corriere.it/scuola/13_novembre_01/okbonusdigitalefaidateorientamentod1b8f35242d011e3bd095fafe7fa6f7b.shtml
[6] Cf V. Daloiso, Sessualità, dall'OMS linee ambigue, "Avvenire" 5 novembre 2013, p. 10. Da Zenit (www.zenit.org) del 29 ottobre 2013: «Da pochi giorni la sezione europea dell'Organizzazione Mondiale della Sanità ha rilasciato il documento Standard for Sexual Education in Europe finalizzato a fornire linee guida per l'educazione sessuale dei bambini a partire dalla prima infanzia. Il documento propone di istigare i bambini a comportamenti sessuali come, ad esempio, la masturbazione infantile, l'esplorazione del proprio corpo e di quello degli altri a partire dai 4 anni di età, esperimenti sessuali tra persone dello stesso sesso prima dei 6 anni. L'aspetto più grave, però, è il voler imporre alle famiglie, e quindi ai bambini stessi, una educazione da parte dello Stato che quindi intima una propria morale e una propria etica basate sull'opinione». In realtà il documento Standard for Sexual Education in Europe risale al 2010 e pochi lo hanno contestato. Nel maggio 2013, l'OMSEuropa ha elaborato la "Guidance for Implementation". Sul primo documento OMS vedi: http://www.vanthuanobservatory.org/notiziedsc/notizia dsc.php?lang=it&id=1115. Entrambi i documenti si trovano nel sito internet dell'OMS Europa: http://www.bzgawhocc.de/?uid=53d24f0724ffcbe839e48e7405ae27ab&id=home.