NOVENA MEDITATA AL SACRO CUORE
Atto di offerta
Cuore
di Gesù, vittima di carità, fa' di me un'ostia vivente, santa, gradita a Dio.
Distaccato da me stesso e dalle creature, in spirito di penitenza e di
riparazione, voglio con te, che ogni giorno t'immoli sul santo altare,
abbandonarmi interamente al tuo beneplacito, per essere immolato dal lavoro,
dalla preghiera, dalla sofferenza, secondo le intenzioni che ti sono più care:
la gloria del Padre e la salvezza dei fratelli. Amen!
Primo
giorno:
«Ti ho amato di amore eterno» ha detto il Signore per bocca del profeta Geremia (31,3). Per questo Dio ci ha predestinati, ci ha donato la vita, ci chiama per nome.
CI
HA PREDESTINATI
Fin
dall'eternità, Dio ci ha collocati nel suo Cuore e ci ha contemplati riflessi
nel Cuore del suo Figlio divi-no, perché noi lo riproducessimo nella nostra
vita, co-me attesta san Paolo (Rm 8,29).
CI
HA DONATO LA VITA
Tutto
è opera di amore. La creazione e l'elevazione all'ordine soprannaturale; la
vita dell'anima e del cor-po; il tempo e l'eternità. «Ogni buon regalo e ogni
do-no perfetto è dall'alto, scende dal Padre degli astri» (Gv 1,16).
E
Dio ci ha creati a sua immagine e somiglianza. Ci ha fatti per amore perché noi
fossimo al servizio del suo amore. Adoriamolo e ringraziamolo.
CI
CHIAMA PER NOME
Gesù
è buon pastore e noi siamo le sue pecorelle: «le pecore ascoltano la sua voce
ed egli le chiama per nome» (Gv 10,3).
Secondo
giorno:
«La Chiesa è nata dal Cuore trafitto del Redentore» (Haurietis aquas, n. 39). E dal Cuore aperto sono sgorgati i sacramenti del battesimo (acqua) e della eucarestia (sangue).
I
FIGLI DI DIO
Prima
del battesimo, eravamo figli di ira infestati dal peccato originale. L'acqua del
battesimo ci ha pu-rificati: in quel momento anche sul nostro capo si è aperto
il cielo e il Padre ha esclamato: ecco il mio fi-glio prediletto. «Guardate
quale immenso amore ci ha donato il Padre così che siamo chiamati figli di Dio
e tali realmente siamo» (1 Gv 3,1).
MEMBRI
DELLA CHIESA
Il
battesimo ci ha generati alla vita dello spirito: «Nessuno se non nasce da
acqua e spirito, può entra-re nel regno di Dio» (Gv 3,5). La Chiesa ci ha
accolto tra le sue braccia. Figli di Dio e figli della Chiesa.
Anzi
ogni cristiano è parte vitale e integrante della Chiesa, corpo mistico di
Cristo.
EREDI
DEL CIELO
Con
il battesimo, il paradiso non è più un sogno o una illusione, ma una dolce
certezza. Rinati nel san-gue sgorgato dal Cuore di Cristo, uniti a lui nella
gra-zia, siamo partecipi della sua eredità.
Terzo
giorno:
Gesù
è venuto a rivelarci il Padre celeste: «Nessu-no conosce chi è il Figlio se
non il Padre né chi è il Pa-dre se non il Figlio e colui al quale il Figlio
voglia rive-larlo» (Lc 10,22).
La
dottrina della divina paternità è l'essenza del suo grande messaggio al mondo,
la novità di un fatto destinato a cambiare la vita umana, a rivoluzionare i
rapporti sociali e a collocarli su un piano di libertà, di uguaglianza e di
fraternità. Nel pensiero di Gesù, i no-stri rapporti verso il Padre hanno una
triplice manife-stazione: fede, speranza, carità.
FEDE
DI DIO PADRE
Dio
esiste, ha creato tutte le cose e tutte le governa e dirige. Egli solo è
padrone della vita e della morte. Nulla sfugge al suo occhio e al suo braccio.
Nostro
dovere è quindi credere a lui, adorarlo, rin-graziarlo, amarlo, servirlo. «Questa
è la vita eterna, che conoscano te, il solo vero Dio, e colui che hai mandato
Gesù Cristo» (Gv 17,3).
VIVERE
NELLA SPERANZA
Gesù
rimprovera le nostre troppe preoccupazioni e ci invita ad avere maggior fiducia
nel Padre suo: « Il Padre vostro celeste sa che avete bisogno di tutte queste
cose» (Mt 6,12). La preghiera sarà la sorgen-te e l'esercizio della cristiana
speranza.
CRESCERE
NELLA CARITA'
Il
cristianesimo è una religione eminentemente in-teriore e consiste nell'AMORE:
amore verso Dio e verso il prossimo. Sono i due precetti che compendia-no la
legge e i profeti.
Quarto
giorno:
«Imparate
da me che sono mite e umile di cuore» (Mt 11, 29). Con il suo Cuore in mano,
pieno di bontà e amore, abisso d'ogni virtù, fonte di vita e santità Gesù si
presenta a noi come modello da imitare
PIENO
DI BONTA' E DI AMORE
«Perché
mi chiami buono? aveva osservato Gesù a un notabile che l'aveva interrogato.
Soltanto uno è buono: Dio» (Lc 18,19). E,Gesù è l'immagine perfet-ta della
bontà del Padre di cui è l'inviato, anzi il Figlio unigenito.
ABISSO
DI OGNI VIRTù
«Chi
di voi mi convincerà di peccato?» chiedeva un giorno il Maestro ai suoi
accusatori (Gv 8,46). La sua vita è un modello di perfezione.
Tutte
le virtù brillano in lui: basta pensare all'amore ai nemici e alla sua sublime
preghiera in croce: «Pa-dre, perdona loro perché non sanno quello che fan-no»
(Lc 23,24).
FONTE
DI VITA E DI SANTITA'
Ma
se copiare un modello così alto potrebbe spa-ventarci e scoraggiare la nostra
debolezza, accostia-moci all'umanità di Cristo, attingiamo dal suo Cuore
quanto ci occorre di grazia e di virtù per supplire alla nostra deficienza.
Egli non è solo esemplare perfetto, ma la sorgente.
Quinto
giorno:
«I
peccatori troveranno nel mio Cuore la sorgente e l'oceano infinito della
misericordia». è la promessa di Gesù, venuto a salvare ciò che era perduto,
eco della lezione data ai farisei: «Andate a imparare che cosa significhi:
misericordia voglio e non sacrificio. Non son venuto infatti a chiamare i
giusti, ma i peccatori» (Mt 9,13).
SIAMO
PECCATORI
Tutti
abbiamo peccato in Adamo e «siamo stati giustificati gratuitamente in virtù
della redenzione compiuta in Cristo Gesù» (Rom 3,34). E oltre al pec-cato
originale, quanti altri peccati attuali. Non ci rima-ne che batterci
sinceramente il petto ed esclamare con il pubblicano della parabola: «Dio, sii
clemente al peccatore che io sono» (Lc 18,13).
SIAMO
BISOGNOSI DELLA DIVINA MISERICORDIA
Il
peccato ci ha fatto perdere ogni diritto alla grazia e alla gloria. Ma
lasciandosi aprire il costato da un colpo di lancia, Gesù vuole indicarci che
è sempre pronto ad accogliere il nostro pentimento e a riscat-tarci nel suo
sangue redentore»
SIAMO
IMPEGNATI A STRAPPARE ANIME A SATANA
Troppi
anche oggi gridano contro Cristo: «Non vo-gliamo che costui regni sopra di noi»
(Lc 19,14). Ge-sù ci chiama a questa santa battaglia: la conquista delle anime
al suo Cuore dolcissimo. Sapremo farlo in noi stessi, nella nostra famiglia e
nella nostra parroc-chia?
Sesto
giorno:
Tutti
conosciamo il testo della grande promessa, ma è bene rileggerla per meglio
ricordarla e gustarla. «Io ti prometto, nell'eccessiva misericordia del mio
Cuore, che il suo amore onnipotente accorderà a tutti coloro che si
comunicheranno per nove primi venerdì del mese, di seguito, la grazia della
penitenza finale, non morendo in mia disgrazia, né senza ricevere i santi
sacramenti, perché il mio Cuore diventerà il loro asilo sicuro in quell'ultimo
momento».
Possibile
che sia così facile salvarsi? Non è forse pre-tesa o temerarietà? I fatti
smentiscono l'accusa. Ed è precisamente attraverso la grande promessa che la de-vozione
al Sacro Cuore ha saputo far brillare in tutto il suo splendore la potenza,
sapienza e bontà di Dio.
SAPIENZA
DI DIO
è
vero, Gesù ha promesso che chi mangia la sua carne e beve il suo sangue ha la
vita eterna. Ma come convincere tante anime riottose o pigre ad accostarsi al
banchetto celeste? come trascinarle ai piedi del confessore?
Ecco
una trovata ingegnosa: la pratica della comu-nione (e quindi della confessione)
per nove primi venerdì consecutivi. Gesù sa quanto ci costi questo primo
sforzo iniziale: al resto ci pensa lui.
BONTA'
DI DIO
Largheggiando
nel promettere il paradiso, Dio non va contro nessuna legge di giustizia. Egli
non si lega a nessuno: è sempre pienamente libero nella distribu-zione della
grazia.
Settimo
giorno:
Le
belle consolanti promesse del Cuore di Gesù hanno uno scopo: avvicinarci a lui
per sentire i suoi palpiti, i suoi desideri, le sue richieste. Gesù si lamen-ta
di tanti peccati che si commettono e ci chiede in ri-cambio amore e
riparazione.
Come
Saulo sulla via di Damasco, anche noi abbia-mo incontrato il Cuore di Gesù che
ci ha detto: «Sono Gesù che tu perseguiti. Ma tu alzati, entra in città e io
ti farò dire quello che devi fare».
Una
vita di riparazione consacrata al Sacro Cuore, ecco la risposta.
CE
LA CHIEDE GESù
Come
il profeta, Gesù ci mostra le sue ferite: «Che sono quelle piaghe tra le tue
mani?». La nostra ripara-zione è una risposta d'amore al Cuore di Gesù
ferito per le nostre ingratitudini: un amore che lo consola e che cerca di
fargli dimenticare le spine di tanti pecca-ti: «Almeno tu, amami».
è
UN DOVERE PERSONALE
Avevano
già in mano i sassi da scagliare contro l'adultera, «Chi di voi è senza
peccato le scagli per primo una pietra» (Gv 8,7). Nessuno ha osato farlo.
NE
HA BISOGNO LA SOCIETA'
Se
Abramo avesse trovato almeno dieci giusti, Dio avrebbe risparmiato le città
della pentapoli. Anche oggi la bilancia della divina giustizia trabocherebbe
verso il castigo, se non ci fossero anime riparatrici che offrono preghiere e
sacrifici per la salvezza del mondo.
Ottavo
giorno:
L'anima
riparatrice ha scelto il Cuore di Gesù come compagno di viaggio nel suo cammino
verso la santi-tà. Teme solo di stancarlo e lo prega: «Resta con noi perché
si fa sera e il giorno è già alla fine».
Un
magnifico programma l'attende dopo la sua consacrazione: vivere nell'amore, con
l'amore, per amore. Sarà possibile attuarlo?
VIVERE
NELL'AMORE
Significa
semplicemente possedere la grazia santi-ficante e corrispondere ai richiami e
alle ispirazioni della grazia attuale, secondo la norma dell'Apostolo.
VIVERE
CON L'AMORE
è
un passo più avanti: significa una vita di intimità con il Maestro divino da
attuare nella preghiera e nel corso della giornata.
Pensare
al Cuore di Gesù, invocarlo durante il gior-no, offrirgli le nostre azioni,
modellarci sul suo esem-pio di pazienza, dolcezza, carità...
VIVERE
PER AMORE
è
il terzo grado della vita di unione, a cui vuole sol-levarci il Sacro Cuore:
l'abbandono di noi stessi al be-neplacito divino.
Nell'abbandono
l'amore diventa principio e fine dell'esistenza, il fuoco che brucia e consuma
il nostro piccolo sacrificio, l'attuazione piena e completa dei disegni di Dio
su di noi.
Nono
giorno:
«Il
fuoco ha da ardere» soleva dire santa Caterina da Siena. San Paolo che ardeva
d'amore per il Cristo si sentiva spinto da una forza irresistibile: «L'amore di
Cristo ci incalza» (2 Cor 5,14).
APOSTOLATO
DELLA PREGHIERA
Ricordando
l'avvertimento di Gesù: «Bisogna sem-pre pregare senza stancarsi» (Lc 18,1 )
e di san Paolo: «Pregate incessantemente» (1 Ts 5,17) l'anima ripa-ratrice si
sforza di attuare ogni giorno questo primo suo dovere nella preghiera privata e
liturgica, special-mente nella partecipazione attiva alla santa Messa.
APOSTOLATO
DELL'AZIONE
Oggi
la Chiesa chiama i laici a lavorare nei diversi campi per lievitare le attività
del pensiero e della fati-ca con il fermento del vangelo. è per tutti i fedeli
un dovere inerente al battesimo e alla cresima, ma per l'anima consacrata al
Sacro Cuore è una conseguen-za del dono di se stessa al trionfo del suo regno
nel mondo.
APOSTOLATO
DEL SACRIFICIO
Sulla
croce Gesù ha salvato il mondo. Sulla croce le anime riparatrici devono saper
salire con animo forte e generoso.
Con
la preghiera e il sacrificio infatti renderemo gloria a Dio, consolazione al
Cuore di Gesù, pace alla Chiesa, salvezza al mondo.