NOVENA DEL SACRO CUORE
Di
Sant'Alfonso M. de Liguori del 1758
A
cura dei PADRI REDENTORISTI
EDITRICE- BETTINELLI - VERONA
COLLANA ASCETICA ALFONSIANA SANT'ALFONSO M. DE LIGUORI
FONDATORE DELLA CONGREGAZIONE DEL SS. REDENTORE DOTTORE DI S. CHIESA
Pubblicata la prima volta verso la fine del 1758 in Appendice alla Novena del Santo Natale, l'operetta contribuì non poco ad ottenere dalla S. Sede l'approvazione della festa e la conces-sione della Messa del S. Cuore. Le nove medita-zioni sono precedute da una Notizia, come al so-lito stringata ma ben documentata, sull'origine, sull'oggetto e sulla progressiva diffusione della devozione. Il lettore gusterà le puntualizzazioni di natura fisiologica sull'origine delle « affezio-ni », se dal cuore o dal cervello: a riprova del-l'equilibrio del santo mirante a fondare la devo-zione su basi teologicamente e antropologicamen-te corrette.
L'interesse di
S. Alfonso per il S. Cuore rien-trava nel nucleo stesso della sua spiritualità
cen-trata sull'amore. Notare in proposito la frase che apre la Notizia: « La
divozione di tutte le divo-zioni è l'amore a Gesù Cristo, con pensare spesso
all'amore che ci ha portato e ci porta quest'ama-bile Redentore ». Notare
soprattutto con quale intensità di variazioni il vocabolario dell'amore circola
fin nei titoli delle meditazioni, in sinto-nia col messaggio di S. Maria
Margherita Alaco-que: Cuore amabile, Cuore amante, Cuore-ane-lante d'esser
amato, Cuore addolorato, Cuore pietoso, Cuore liberale, Cuore grato, Cuore di-sprezzato,
Cuore fedele.
Quando si pensi che il giansenismo osteggiò lungo tutto il Settecento questa devozione, si può capire come S. Alfonso, impegnato a conte-stare il rigorismo nel duplice versante della mo-rale e della vita sacramentale, abbia accolto con riconoscenza una devozione che, a modo suo, rappresentava come un barometro della pietà cat-tolica, oltre a costituire la controprova di quella « sovrabbondante redenzione » tipica dell'annun-zio missionario della sua Congregazione.
Concludendo la Notizia, S. Alfonso scrive con garbo che egli ha intrapreso, il lavoro « per com-piacere la divozione dell'anime innamorate di Gesù Cristo ». Con la stessa intenzione i missio-nari redentoristi ripresentano questo opuscolo al popolo cristiano, in particolare a coloro che essi incontrano nelle missioni al popolo. I Missionari Redentoristi
NOTIZIE SULLA DEVOZIONE VERSO IL CUORE ADORABILE DI GESU'
La devozione di tutte le devozioni è l'amore a Gesù Cristo, con pensare spesso all'amore che ci ha portato e ci porta questo amabile Reden-tore. Piange, e giustamente piange, un devoto autore in vedere che molte persone attendono a praticare diverse devozioni e trascurano questa; e che molti predicatori e confessori dicono molte cose, ma poco parlano dell'amore a Gesù Cristo; ché, in verità, l'amore a Gesù Cristo dev'esser la principale, anzi l'unica devozione di un cristia-no; e perciò questa dovrebbe essere ancora l'uni-ca attenzione e scopo dei predicatori e confesso-ri verso i loro uditori e penitenti: l'insinuare lo-ro continuamente e l'infiammarli nell'amor di Gesù Cristo. Da questa negligenza poi nasce che le anime poco si avanzino nelle virtù e conti-nuino a marcire negli stessi difetti e spesso an-cora ricadano in colpe gravi; perché poco atten-dono e poco sono ammonite ad acquistare l'amo-re verso Gesù Cristo ch'è quel laccio d'oro che unisce e stringe le anime con Dio.
A questo solo fine è venuto il Verbo Eterno nel mondo, per farsi amare: Sono venuto a portare il fuoco sulla terra; e come vorrei che fosse già acceso! (Lc 12, 19). E l'Eterno Padre, a questo fine anche l'ha mandato nel mondo, acciocché egli ci palesasse il suo amore e così si tirasse l'amor nostro: protestandosi il Padre che in tanto ci ama in quanto noi amiamo Gesù Cristo: Il Pa-dre stesso vi ama, poiché voi mi avete amato (Gv 16, 27). Inoltre ci dona le sue grazie in quanto noi gliele domandiamo in nome del Figlio: Se chiederete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli ve la darà (Gv 16, 23). Ed in tanto ci am-mette all'eterna beatitudine in quanto ci trova conformi alla vita di Gesù Cristo: Poiché quelli che egli da sempre ha conosciuto, li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del Figlio suo (Rm 8, 29). Ma questa conformità noi non mai l'acquisteremo, anzi neppur la desidere-remo, se non attenderemo a considerare l'amore che ci ha portato Gesù Cristo.
A questo medesimo fine si narra, nella Vita della ven. suor Margherita Alacoque, religiosa della visitazione di S. Maria, che il nostro Salva-tore rivelò a questa sua serva di volere che ulti-mamente, ai nostri tempi, s'istituisse e propagas-se nella Chiesa la devozione e festa al suo SS. Cuore, acciocché le anime devote coi loro osse-qui ed affetti riparassero le ingiurie che il suo Cuore riceve spesso dagl'ingrati allorché sta espo-sto nel Sacramento sugli altari. Si narra pertanto, nella vita della mentovata ven. religiosa, scrit-ta dal dotto mons. Languet, vescovo di Sens, che mentre stava un giorno questa devota vergine pre-gando davanti al SS. Sacramento, Gesù Cristo le fece vedere il suo Cuore circondato di spine con una croce di sopra e in un trono di fiamme; e poi le disse così: Ecco quel Cuore che tanto ha amato gli uomini e che nulla per essi ha rispar-miato sino a consumarsi per dar loro contrasse-gni del suo amore; ma che per ricompensa dalla maggior parte non riceve che ingratitudini e di-sonori in questo Sacramento d'amore; e quel che più mi dispiace è che questi cuori sono a me con-sacrati. Indi le ordinò ch'ella si adoperasse affin-ché, nel primo venerdì dopo l'ottava del SS. Sa-cramento, si celebrasse una festa particolare per onorare il suo divin Cuore. E ciò a tre fini, 1. af-finché i fedeli lo ringraziassero di questo gran do-no loro lasciato della venerabile Eucaristia. 2. Ac-ciocché le anime riparassero coi loro ossequi ed affetti le irriverenze e i dispregi ch'egli ha rice-vuti e riceve dai peccatori in questo sacramento. 3. Affinché compensassero anche l'onore ch'egli non riceve in tante chiese dove si trova poco ado-rato e riverito. E promise ch'egli avrebbe fatto abbondar le ricchezze del suo Cuore sopra coloro che gli avesser reso questo onore, così nel gior-no della festa, come in tutti gli altri giorni in cui l'avessero visitato nel SS. Sacramento. Sicché questa devozione al Cuore di Gesù Cristo non è altro che un esercizio d'amore verso un sì ama-bile Signore.
Ma parlando dell'oggetto d'una tal devozione, l'oggetto spirituale è l'amore di cui arde il Cuore di Gesù Cristo verso degli uomini, attesoché l'amore comunemente si attribuisce al cuore, co-me si legge in tanti luoghi: Il mio cuore e la mia carne esultano nel Dio vivente (Sal 83, 3); La roccia del mio cuore è Dio, è Dio la mia sorte per sempre (Sal 72, 26); L'amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato (Rm 5, 5). L'oggetto poi materiale, ossia sensibile, è il SS. Cuore di Gesù, non già preso per sè nudamente, ma come unito alla santa umanità e per conseguenza alla divina persona del Verbo.
Questa devozione poi in progresso di poco tem-po è stata talmente propagata, che oltre l'essersi introdotta in molti monasteri di sacre vergini, se ne sono erette coll'autorità dei prelati da 400 con-fraternite consacrate al Cuore di Gesù, in Fran-cia, nella Savoia, nelle Fiandre, in Germania, in Italia, ed anche in più parti degl'infedeli; e que-ste confraternite sono state anche arricchite dalla santa Sede di molte indulgenze, con facoltà an-cora di erigere cappelle e chiese col titolo del Sacro Cuore, come appare dal breve di Clemen-te X dell'anno 1674.
E si spera da molte persone devote che abbia un giorno ad ottenersene dalla S. Chiesa anche la concessione dell'Ufficio e della Messa propria in onore del SS. Cuore di Gesù Cristo. Sappia-mo per altro che fin dall'anno 1726 fu fatta que-sta richiesta per mezzo del p. Galliffet che ne fu il postulatore, esponendo che il sacro Cuore di Gesù meritava questa special venerazione per es-ser egli il comprincipio sensibile e la sede di tut-ti gli affetti del Redentore e specialmente del-l'amore, e per essere ancora il centro di tutti i suoi dolori interni che soffrì nella sua vita. Ma secondo il mio umile intendimento il nominato buon religioso non conseguì l'intento, perché volle per la sua supplica assumere come certo un appoggio ch'era molto dubbio. Onde giustamen-te gli fu opposto che si stava dibattendo una gran-de questione: se gli affetti, o i sentimenti, si for-mano nel cuore o nel cervello; anzi i filosofi più moderni, con Lodovico Muratori nella sua filoso-fia morale (Cap. II, p. 14), seguono la seconda opinione: che il sentimento ha origine nel cer-vello, e che perciò, non essendovi ancora su que-sta controversia alcun giudizio fatto sinora dalla Chiesa che prudentemente suole astenersi da tali decisioni, non dovesse aver luogo la richiesta fat-ta, come appoggiata alla sentenza incerta degli antichi. All'incontro dicevasi che, mancando il suddetto special motivo addotto di venerazione a rispetto del cuore, non conveniva accordare la concessione domandata dell'Ufficio e della Mes-sa; poiché altrimenti in avvenire avrebbero po-tuto promuoversi simili domande anche in onore del S. costato, della lingua, degli occhi e delle altre membra di Gesù Cristo. Così ritrovo regi-strato nella celebre opera di Benedetto XIV di felice memoria (De canoniz. sanct., tom. 4, 1. 4, pag. 2, cap. 13).
Ma la speranza che noi abbiamo di vedere
un giorno accordata la suddetta concessione in quan-to al Cuore di nostro
Signore, non l'appoggiamo già alla mentovata sentenza degli antichi, ma al-l'opinione
comune dei filosofi, tanto antichi quan-to moderni, che il cuore umano, sebbene
non fosse la sede degli affetti e il principio della vita; non però, come
scrive lo stesso dottissimo Mura-tori nel citato luogo, il cuore è uno dei
primari fonti ed organi della vita dell'uomo. Poiché co-munemente oggidì
dicono i fisici che la fonte e il principio della circolazione del sangue è il
cuore, a cui stanno attaccate tutte le arterie e vene; e perciò non si dubita
che dal cuore rice-vono il moto le altre parti del corpo. Se dunque il cuore è
uno dei primari fonti della vita umana, non può dubitarsi che il cuore ha una
primaria parte negli affetti dell'uomo. Ed in fatti si vede coll'esperienza che
le affezioni interne di dolore e d'amore fanno molto maggior impressione nel
cuore, che in tutte le altri parti della persona. E specialmente circa l'amore,
tralasciando di no-minare tanti altri santi, si legge di S. Filippo Neri che
nei suoi fervori verso Dio usciva il calore del cuore a farsi sentire sopra il
petto, e il cuore palpitavagli sì forte che respingeva la testa di chi se gli
accostava; e il Signore, con prodigio so-prannaturale, dilatò le coste del
santo al di lui cuore, il quale agitato dall'ardore cercava più spazio per
potersi muovere. S. Teresa scrive ella stessa nella sua Vita (Lib. 1, cap. 4)
che Dio mandò più volte un angelo a ferirle il cuore, sì che ne restava poi
accesa d'amore divino e sen-tivasi sensibilmente bruciare e venir meno: cosa da
molto ponderarsi, scorgendosi da ciò che gli affetti d'amore con modo speciale
s'imprimono da Dio nel cuore dei santi; e la Chiesa non ha avu-ta ripugnanza di
concedere ai Carmelitani scal-zi la Messa propria in onore del cuore ferito di
S. Teresa.
Di più aggiungo che la Chiesa ha stimato ben degni di speciale venerazione gli strumenti della Passione di Gesù Cristo, come la lancia, i chiodi e la corona di spine, concedendo l'Ufficio e la Messa in loro culto speciale. Se dunque la Chiesa ha stimato bene di venerare con culto speciale la lancia, i chiodi, le spine, perché hanno avuto il contatto di quelle parti del corpo di Gesù Cri-sto che ebbero un tormento particolare nella sua Passione, quanto maggiormente può da noi spe-rarsi che si conceda un culto speciale in onore del SS. Cuore di Gesù Cristo, ch'ebbe una tanta gran parte nei suoi santi affetti e negl'immensi dolori interni che patì nel vedere i tormenti che gli si apparecchiavano e l'ingratitudine che dopo tanto amore gli uomini dovevano rendergli. Da ciò fu cagionato il sudore di sangue che poi ebbe il Signore nell'orto, mentre un tal sudore non può spiegarsi senza ricorrere ad un forte stringi-mento del cuore, per il quale il sangue, essendo-gli impedito il suo corso, fu costretto a diffon-dersi per le parti esterne: e tale stringimento del Cuore di Gesù Cristo certamente non derivò da altra causa, che dalle pene interne di timore, di tedio e di mestizia, secondo quel che scrivono i Vangelisti: Cominciò a sentire paura, tristezza e angoscia (Mt 26, 37; Mc 14, 33).
Ma - checché sarà di ciò - veniamo per ora a compiacere la devozione delle anime innamora-te di Gesù Cristo, che desiderano nella novena del suo amantissimo Cuore trattenersi ad onorar-lo nel SS. Sacramento con sante considerazioni ed affetti.
Chi
si fa conoscere in tutto amabile, si fa ne-cessariamente amare. Oh se noi ci
applicassimo a conoscere tutte le belle motivazioni che ha Gesù Cristo d'essere
amato, tutti saremmo nella felice necessità di amarlo. E qual cuore fra tutti i
cuori può ritrovarsi più amabile del Cuore di Gesù? Cuore tutto puro, tutto
santo, tutto pieno d'amo-re verso di Dio e verso di noi; mentre tutti i suoi
desideri non sono che della divina gloria e del nostro bene. Questo è quel
Cuore in cui trova Id-dio tutte le sue delizie, tutte le sue compiacenze.
Regnano in questo Cuore tutte le perfezioni, tutte le virtù: un amore
ardentissimo a Dio suo Padre, unito alla maggiore umiltà e rispetto che possa
esservi: una somma confusione per i nostri pec-cati, dei quali egli si è
caricato, unita ad una som-mo abborrimento delle nostre colpe, unito ad una
viva compassione delle nostre miserie: una som-ma pena unita ad una perfetta
uniformità alla volontà divina. Sicché in Gesù ritrovasi tutto ciò che può
esservi di amabile. Taluni son tirati ad amare gli altri per la bellezza, altri
per l'innocen-za, altri per la consuetudine, altri per la devozio-ne. Ma se vi
fosse una persona in cui fossero raccolte tutte queste ed altre virtù, chi
potrebbe non amarla? Se anche da lontano noi sentiamo esservi un principe
straniero bello, umile, corte-se, devoto, pieno di carità, mansueto con tutti,
che rende bene a chi gli fa male, anche senza conoscerlo e bench'egli non ci
conosca nè noi co-nosciamo lui nè abbiamo a che fare con lui, pure c'innamora
e ci vediamo costretti ad amarlo. E Gesù Cristo poi, il quale tiene con sè
tutte que-ste virtù e tutte in grado perfetto, e ci ama così teneramente,
com'è possibile che sia poco amato dagli uomini e non sia tutto l'oggetto del
nostro amore? Oh Dio, che Gesù ch'è solo amabile e che ci ha dati tanti
contrassegni dell'amore che ci porta, egli solo - diciam così - par che sia il
mal fortunato con noi, che non può giungere a vedersi da noi amato, come se non
fosse abba-stanza degno del nostro amore! Questo è quel che faceva piangere la
Rosa di Lima, la Caterina da Genova, la Teresa, la Maria Maddalena de' Pazzi, le
quali considerando questa ingratitudine degli uomini, esclamavano piangendo:
L'amore non è amato, l'amore non è amato.
Mio
amabile Redentore, quale oggetto più de-gno d'amore poteva il tuo Eterno Padre
coman-darmi d'amare fuori ti te? Tu sei la bellezza del paradiso tu l'amore di
tuo Padre, nel tuo Cuore hanno la sede tutte le virtù. O Cuore amabile del mio
Gesù, tu ben meriti l'amore di tutti i cuori; povero ed infelice quel cuore che
non t'ama! Tale infelice, oh Dio, è stato il cuor mio, in tutto quel tempo che
non ti ha amato. Ma io non vo-glio continuare ad essere così infelice; io ti
amo e voglio sempre amarti, o Gesù mio.
O
Signore, per il passato io mi son dimentica-to di te; ed ora che aspetto?
aspetto forse di obbligarti colla mia ingratitudine a scordarti di me e ad
abbandonarmi? No, mio caro Salvatore, non lo permettere. Tu sei l'amore d'un
Dio, e non avrai da essere poi l'amore d'un misero pec-catore quale son io, così
beneficato e amato da te? O belle fiamme, voi che ardete nel Cuore innamorato
del mio Gesù, deh! accendete voi nel mio povero cuore quel santo e beato fuoco
che venne Gesù dal cielo ad accendere in terra. Voi incenerite e distruggete
tutti gli affetti impuri che vivono nel mio cuore e gl'impediscono d'essere
tutto suo.
Fa',
mio Dio, ch'egli non viva che per amare solo te, caro mio Salvatore. Se un tempo
ti ho disprezzato, ora sappi che tu sei l'unico mio amo-re. lo ti amo, io ti
amo, io ti amo nè voglio ama-re altro che te. Amato mio Signore, deh non di-sdegnare
di accettare ad amarti un cuore che un tempo ti ha amareggiato. Sia gloria tua
il far ve-dere agli angeli ardere per te d'amore un cuore che un tempo ti ha
fuggito e vilipeso.
Vergine
SS. Maria Madre e speranza mia, aiu-tami tu; prega Gesù che mi renda, colla
sua gra-zia, quale egli mi desidera.
Oh
se intendessimo l'amore che arde nel Cuore di Gesù verso di noi! Egli ci ha
tanto amati che se si unissero tutti gli uomini, tutti gli angeli e tutti i
santi con tutte le loro forze non giunge-rebbero alla millesima parte
dell'amore che ci porta Gesù. Egli ci ama immensamente più che noi stessi.
Egli ci ha amati sino all'eccesso. E qual maggior eccesso che un Dio muoia per
le sue creature? Egli ci ha amati sino all'estremo: Dopo aver amato i suoi che
erano nel mondo, li amò sino alla fine (Gv 13, 1). Poiché, dopo averci amato
questo Dio da un'eternità, sicchè non vi è stato momento nell'eternità che
Iddio non ha pensato a noi e non ha amato ciascuno di noi - Ti ho amato di amore
eterno (Ger 31, 3) - egli per nostro amore si è fatto uomo ed ha eletta una
vita penosa e una morte di croce per noi. Ond'è ch'egli ci ha amati più del
suo onore, più del suo riposo e più della sua vita, avendo sacrificato tut-to
per dimostarci l'amor che ci porta. E questo non è eccesso di carità che farà
stupire gli an-geli e il paradiso per tutta l'eternità? Quest'amore l'ha
indotto ancora a restarsene con noi nel SS. Sacramento come in trono di amore:
poiché ivi se ne sta sotto le apparenze di poco pane, chiuso in un ciborio,
dove par che rimanga in un pieno annientamento della sua maestà, senza moto e
senza uso dei sensi; sicché ivi par che non faccia altro ufficio che di amare
gli uomini.
L'amore
fa desiderare la continua presenza della persona amata: quest'amore e questo
desi-derio fece restar Gesù Cristo con noi nel SS. Sa-cramento. Parve troppo
breve a questo innamo-rato Signore l'essere stato per soli trentatré anni
cogli uomini in questa terra; onde per dimostrare il suo desiderio di stare
sempre con noi, stimò necessario di fare il più grande di tutti i mira-coli,
quale fu l'istituzione della santa Eucaristia. Ma l'opera della Redenzione era
già compita, gli uomini già erano stati riconciliati con Dio, a che serviva il
restarsi Gesù in terra in questo sacra-mento? Ah ch'egli vi resta, perché non
sa sepa-rarsi da noi, dicendo che con noi trova le sue delizie! Quest'amore
ancora l'ha indotto sino a farsi cibo delle anime nostre, alfin di unirsi con
noi e fare dei cuori nostri e del suo una stessa cosa. Chi mangia la mia carne e
beve il mio san-gue dimora in me, e io in lui (Gv 6, 56). O stu-pore! o
eccesso dell'amor divino! Diceva un ser-vo di Dio: « Se qualche cosa potesse
smuovere la mia fede circa il mistero dell'Eucaristia non sa-rebbe già il
dubbio come il pane diventi carne e come Gesù stia in più luoghi e tutto
ristretto in sì poco spazio, perché risponderei che Dio può tutto; ma se mi
si chiede com'egli ami tanto l'uo-mo, che sia giunto a farsi suo cibo, altro
non ho che rispondere, che questa è verità di fede supe-riore alla mia
intelligenza e che l'amore di Gesù non può comprendersi ».
Oh
amore di Gesù, fatevi conoscere dagli uo-mini e fatevi amare!
O
Cuore adorabile del mio Gesù, Cuore inna-morato degli uomini, Cuore creato
apposta per amare gli uomini, deh come puoi esser dagli uo-mini così mal
corrisposto e vilipeso? Ah me mi-serabile, ché anch'io sono stato uno di
questi in-grati che non ti ha saputo amare! Perdonami, Gesù mio, questo gran
peccato, di non aver ama-to te che sei così amabile e tanto hai amato me, che
non hai più che fare per obbligarmi ad amar-ti. Vedo ch'io per aver un tempo
rinunziato al tuo amore meriterei d'esser condannato a non po-terti più amare.
Ma no, mio caro Salvatore, dam-mi ogni castigo, ma non questo. Concedimi la
grazia d'amarti e poi dammi qualunque pena tu voglia. Ma come posso temere di
tal castigo, men-tre sento che tu continui ad intimarmi il dolce, il caro
precetto di amare te mio Signore e Dio? Amerai il Signore Dio tuo con tutto il
tuo cuore (Mt 22, 37).
Sì,
mio Dio, tu vuoi esser amato da me ed io voglio amarti; anzi non voglio amare
altri che te che tanto mi hai amato. O amore del mio Gesù, tu sei l'amor mio. O
Cuore infiammato di Gesù, infiamma ancora il cuore mio. Non permet-tere ch'io
per l'avvenire abbia neppure per un momento da vivere privo del tuo amore,
uccidimi prima, distruggimi, non far vedere al mondo que-st'orrenda
ingratitudine, ch'io così amato da te, dopo tante grazie e lumi da te ricevuti
abbia di nuovo a disprezzare il tuo amore. No, Gesù mio, non lo permettete.
Spero nel sangue che hai spar-so per me, ch'io sempre t'amerò e tu sempre mi
amerai, e quest'amore fra me e te non si scio-glierà mai più in eterno.
O
madre del bell'amore, Maria, tu che tanto desideri di vedere amato Gesù,
legami, stringimi col tuo Figlio; ma stringimi tanto ch'io non abbia a vedermene
più separato.
TERZO
GIORNO - MEDITAZIONE III. Cuore di Gesù anelante d'esser amato
Gesù
non ha bisogno di noi; egli, col nostro amore o senza di esso, è ugualmente
felice, ugual-mente ricco e potente; e pure, dice S. Tommaso, Gesù Cristo,
perché ci ama, tanto desidera il no-stro amore, come se l'uomo fosse suo Dio,
e la sua felicità dipendesse da quella dell'uomo. Ciò faceva stupire il Santo
Giobbe che diceva: Che è quest'uomo che ne fai tanto conto e a lui rivol-gi la
tua attenzione? (Gb 7, 17). Come? Un Dio desiderare e chiedere con tante premure
l'amore d'un verme! Gran favore sarebbe stato solamente che Dio ci avesse
permesso d'amarlo. Se un vas-sallo dicesse al suo re: Signore, io vi amo; pas-serebbe
per un temerario. Ma che si direbbe se il re dicesse al vassallo: Io voglio che
m'ami? A ciò non si abbassano i principi della terra, ma Gesù ch'é il re del
cielo, è quello che can tanto impegno ci domanda il nostro amore: Amerai il
Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore (Mt 22, 37). E se mai si vede discacciato
da un'anima, egli non si parte, ma si mette fuori della porta del cuore e chiama
e bussa per entrare: Sto alla porta e busso (Ap 3, 20); e la prega ad aprirgli,
chiamandola sorella e sposa: Aprimi, sorella mia (Ct 5, 2). Egli insomma trova
le sue delizie in vedersi amato da noi, e tutto si consola quando un'anima gli
dice e spesso glielo replica: Mio Dio, io t'amo. Tutto ciò è effetto del
grande amore che ci porta. Chi ama, necessariamente de-sidera d'esser amato. Il
cuore domanda il cuore: l'amore cerca amore: Perché Dio ci ama se non per
essere riamato?, disse S. Bernardo; e prima lo disse Dio stesso: Che cosa ti
chiede il Signore tuo Dio se non che tu tema il Signore tuo Dio, che tu lo ami?
(Dt 10, 12). Perciò ci fa sapere ch'egli è quel pastore che, trovando la
pecorella smarrita, chiama tutti a consolarsene con lui: Ral-legratevi con me
perché ho trovato la mia peco-ra che era perduta (Lc 15, 6). Ci fa sapere
ch'egli è quel padre che quando torna un figlio perduto ai suoi piedi, non solo
gli perdona, ma tenera-mente l'abbraccia. Ci fa sapere che chi non l'ama resta
condannato a morte: Chi non ama rimane nella morte (1 Gv 3, 14). Ed all'incontro
che chi l'ama lo tiene con se e lo possiede: Chi sta nel-l'amore dimora in Dio
e Dio dimora in lui (1 Gv 4, 16). Or tante domande, tante premure, tante minacce
e promesse non ci spingeranno ad amare un Dio che tanto desidera d'esser amato
da noi? Affetti e preghiere
Caro mio Redentore, ti dirò con S. Agostino, tu mi comandi ch'io ti ami, e se non ti amo mi minacci l'inferno; ma qual inferno più orribi-le, qual disgrazia più grande può succedermi che l'esser privo del tuo amore? Se dunque vuoi atterrirmi, minacciami solamente che io vivrò sen-za amarti, che questa sola minaccia mi spaven-terà più che mille inferni. Se in mezzo alle fiam-me dell'inferno potessero i dannati, o mio Dio, ardere del tuo amore l'inferno diventerebbe un paradiso; e se all'incontro i beati nel cielo non potessero amarti, il paradiso diventerebbe un in-ferno. Così sant'Agostino.
Vedo
già, amato mio Signore, che io per i miei peccati meriterei d'esser abbandonato
dalla tua grazia e con ciò condannato a non poterti più amare; ma intendo che
tu continui a comandar-mi, che io ti ami e sento in me un gran desiderio
d'amarti. Questo mio desiderio ò dono della gra-zia tua, tu me la dai; dammi
dunque ancora la forza d'eseguirlo; e fa che davvero e con tutto il cuore da
oggi avanti io ti dica e ti replichi sem-pre: Mio Dio, io ti amo, io ti amo, io
ti amo, tu desideri il mio amore, io desidero il tuo. Scordati dunque, o Gesù
mio, dei disgusti che per il pas-sato ti ho dato; amiamoci sempre; io non ti la-scerò,
tu non mi lascerai. Tu sempre mi amerai, io sempre ti amerò. Caro mio
Salvatore, i meriti tuoi sono la speranza mia. Deh!fatti amare sem-pre e fatti
amare assai da un peccatore che as-sai ti ha offeso.
Vergine
immacolata Maria, aiutami tu, prega Gesù per me.
Non
è possibile considerare quanto fu in que-sta terra addolorato il Cuore di Gesù
per nostro amore, e non compatirlo. Egli stesso ci fece in-tendere che il suo
Cuore giunse ad essere afflitto da tanta mestizia, che quella sola sarebbe ba-stata
a farlo morire di puro dolore, se la virtù della sua divinità non avesse per
miracolo impe-dito la morte: La mia anima è triste fino alla morte (Mc 14,
34). Il maggior dolore che tanto afflisse il Cuore di Gesù non fu già la vista
dei tormenti e dei vituperi che gli uomini gli prepara-vano ma il vedere la
loro ingratitudine all'im-menso suo amore. Distintamente egli previde tut-ti i
peccati che noi avevamo a commettere dopo tante sue pene e dopo una morte così
amara ed ingnominiosa. Previde specialmente le ingiurie orrende che avevano a
fare gli uomini al suo adorabile Cuore ch'egli ci lasciava per testimo-nio del
suo affetto nel SS. Sacramento.
Oh
Dio, e quali oltraggi non ha ricevuto Gesù Cristo in questo Sacramento d'amore
dagli uomi-ni! Chi l'ha calpestato, chi l'ha gettato nelle cloa-che, chi se n'è
avvalso per fare ossequio al de-monio! E pure la vista di tutti questi dispregi
non gli impedì di lasciarci questo gran pegno del suo amore. Egli odia
sommamente il peccato, ma l'amore verso di noi sembra che in esso avesse
superato l'odio ch'egli porta al peccato; mentre si contentò più presto di
permettere tanti sacri-legi, che di privare di questo cibo divino le ani-me
che l'amano. Tutto ciò non ci basterà a ren-derci ad amare un Cuore che tanto
ci ha amati? Forse Gesù Cristo non ha fatto quanto bastava per meritarsi il
nostro amore? Ingrati lasceremo noi ancora abbandonato Gesù sull'altare, come f
a la maggior parte degli uomini? E non ci uniremo più presto con quelle poche
anime de-vote che lo san riconoscere, a struggerci d'amo-re più che non si
struggono le fiammelle che ar-dono d'intorno ai sacri cibori? Il Cuore di Gesù
lì sta ardendo d'amore per noi; e noi alla sua presenza non arderemo d'amore
per Gesù?
O
adorato e caro mio Gesù, ecco ai piedi tuoi chi ha tanto addolorato il tuo
amabilissimo Cuo-re, che mi ha tanto amato e che non ha rispar-miato niente
per farsi amare da me! Ma conso-lati, dirò così, mio Salvatore, sappi che il
mio cuore ferito per grazia tua, del tuo santo amore al presente prova tanto
rincrescimento dei disgu-sti che ti ha dati, che vorrebbe morirne di dolore. Oh
chi mi darà, Gesù mio, quel dolore de' miei peccati che tu ne avesti nella tua
vita!
Eterno
Padre, io ti offro la pena e 1'abborri-mento ch'ebbe il tuo Figlio delle mie
colpe e per questo ti prego a darmi un dolore così grande dell'offese che ti ho
fatte, che mi faccia vivere sempre afflitto e addolorato, pensando d'aver di-sprezzato
un tempo la tua amicizia.
E
tu, Gesù mio, da ogg'innanzi donami un tale orrore al peccato, che mi faccia
aborrire anche le colpe più leggere, pensando che dispiacciono a te che non
meriti d'essere disgustato nè poco nè assai, ma meriti un infinito amore.
Amato mio Si-gnore, ora io detesto tutto ciò che a te dispiace, e per
l'avvenire non voglio amare se non te e quello che ami tu. Aiutami, dammi forza;
dammi la grazia d'invocarti sempre, o Gesù mio, e di sempre replicarti questa
domanda: Gesù mio, dammi il tuo amore, dammi il tuo amore, dam-mi il tuo
amore.
E
tu Maria santissima, impetrami la grazia di pregarti sempre e dirti: Madre mia,
fammi amare Gesù Cristo.
E
dove mai possiamo trovare un cuore più pie-toso e più tenero del Cuore di Gesù,
che abbia avuta maggior compassione delle nostre miserie? Questa pietà lo fece
scendere dal cielo in terra. Questa gli fece dire ch'egli era quel buon pastore
venuto a dar la vita per salvare le sue pecorelle. Egli per ottenere il perdono
a noi peccatori, non perdonò a se stesso, e volle sacrificarsi sulla cro-ce,
per soddisfare con la sua pena il castigo a noi dovuto. Questa pietà e questa
compassione gli fa dire anche al presente: Io non godo della morte dell'empio,
ma che l'empio desista dalla sua con-dotta e viva (Ez 33, 11).
Uomini,
dice, poveri figli miei, perché vi vo-lete dannare, fuggendo da me? non vedete
che separandovi da me, voi correte alla morte eter-na? lo non voglio vedervi
perduti; abbiate fidu-cia; e quando volete tornare a me, ritornate e ri-cupererete
la vita.
Questa
pietà gli fa anche dire ch'egli è quel padre amoroso che benché si veda
disprezzato dal figlio, se quello ritorna pentito egli non sa discacciarlo, ma
teneramente l'abbraccia e si scor-da di tutte le ingiurie ricevute: Nessuna
delle colpe commesse sarà ricordata (Ez 18, 22).
Non
fanno così gli uomini; questi, ancorchè perdonino, sempre ritengono la memoria
dell'of-fesa ricevuta e si sentono mossi a vendicarsi; e se non si vendicano
perché temono Dio, almeno provano sempre una gran ripugnanza a conversa-re e
trattenersi con quelle persone che li hanno vilipesi.
Ah
Gesù mio, tu perdoni ai peccatori pentiti e non ricusi in questa terra di darti
loro nella san-ta comunione in questa vita, e tutto nell'altra in cielo per
mezzo della gloria, senza ritenere alcu-na minima ripugnanza e tenerti
abbracciata quell'anima, che ti ha offeso, per tutta l'eternità. E dove può
trovarsi un cuore più amabile e più pietoso del tuo, o mio caro Salvatore?
Cuore
pietoso del mio Gesù, abbi pietà di me: Gesù dolcissimo, abbi pietà di me.
Te lo dico ora, e tu dammi la grazia di dirtelo sempre: Gesù dolcissimo, abbi
pietà di me. Prima che io ti of-fendessi, o mio Redentore, io certamente non
me-ritavo nessuna delle tante grazie che mi hai fatto. Tu mi hai creato, tu mi
hai donato tanti lumi: tutto senza merito mio. Ma dopo che ti ho offe-so, non
solo io non meritavo favori, ma ho me-ritato il tuo abbandono e l'inferno. La
tua pietà ha fatto che tu mi aspettassi e mi conservassi in vita quando io già
stavo in tua disgrazia. La tua pietà mi ha illuminato ed invitato al perdono:
essa mi ha dato dolore dei miei peccati, essa il desiderio di amarti; ed ora
spero già per la tua pietà di stare in grazia tua.
Deh!
non lasciare, o Gesù mio, di continuare ad usarmi pietà. La misericordia che
ti domando è che mi dia luce e forza di non esserti più ingra-to. No, amor
mio, non pretendo che mi abbia a perdonarmi se io ritorno a voltarti le spalle;
que-sta sarebbe presunzione che t'impedirebbe d'usar-mi più misericordia. E
qual pietà io dovrei più aspettare da te, se ingrato di nuovo disprezzassi la
tua amicizia e mi separassi da te? No, Gesù mio, io ti amo e ti voglio sempre
amare. E que-sta è la misericordia che spero e cerco da te: Non permettere che
io mi separi da te.
Ne
prego anche te, o madre mia Maria, non permettere che io mi abbia a separare più
dal mio Dio.
E'
proprio delle persone di buon cuore il de-siderare di far contenti tutti, e
specialmente i più bisognosi ed afflitti. Ma dove potrà mai trovarsi una
persona di più buon cuore di Gesù Cristo? Egli, perché è bontà infinita, ha
il sommo desi-derio di comunicare a noi le sue ricchezze: Presso di me c'è
ricchezza e onore, sicura benessere ed equità per dotare di beni quanti mi
amano (Prv 8, 18. 21). Egli a questo fine si è fatto povero, dice l'Apostolo,
per fare noi ricchi: Da ricco che era, si è fatto povero, perché voi
diventaste ricchi per mezzo della sua povertà (2 Cor 8, 3). A que-sto fine
ancora ha voluto restarsene con noi nel SS. Sacramento, dove in ogni tempo sta
con le mani piene di grazie, come fu veduto dal padre Baldassare Alvarez, per
dispensarle a chi viene a visitarlo. A questo fine inoltre egli si dona tutto a
noi nella santa comunione, facendo con ciò in-tendere che non saprà negarci i
suoi beni, mentre giunge a darci tutto se stesso: Egli che non ha risparmiato il
proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa
insieme con lui? (Rm 8, 32). Sicché nel Cuore di Gesù noi troviamo ogni bene,
ogni grazia che deside-riamo (cfr 1 Cor 1, 5). Ed intendiamo che al Cuore di
Gesù noi siam debitori di tutte le gra-zie ricevute: della Redenzione, della
vocazione, dei lumi, del perdono, dell'aiuto a resistere nelle tentazioni, della
sofferenza nelle cose contrarie; sì, perché senza il suo soccorso non potevamo
far niente di bene: Senza di me non potete far nulla (Gv 15, 5).
E
se per il passato dice il Signore, voi non ave-te ricevuto più grazie, non vi
lagnate di me, la-gnatevi di voi che avete trascurato di cercarmele. Finora non
avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete (Gv 16, 24). Oh com'è
ric-co e liberale il Cuore di Gesù per ognuno che a lui ricorre: Ricco verso
tutti quelli che l'invo-cano (Rm 10, 12). Oh! le grandi misericordie che
ricevono le anime che sono attente a chiedere aiuto a Gesù Cristo! Dice Davide:
Tu sei buono, Signore, e perdoni, sei pieno di misericordia con chi ti invoca (Sal
85, 5). Andiamo dunque sem-pre a questo Cuore, domandiamo con confidenza, ed
otterremo tutto.
Ah
Gesù mio, non ti è ripugnato di dare per me il sangue e la vita, ed io
ripugnerò di darti il misero mio cuore? No, mio caro Redentore, io te l'offro
tutto, tutta ti dono la mia volontà; accettala tu e disponila al tuo piacere.
Io non ho nè posso niente, ma ho questo cuore donatomi da te, del quale nessuno
può privarmi: posso es-ser privato delle robe, del sangue, della vita, ma non
già del cuore.. Con questo cuore io posso amarti, con questo io voglio amarti.
Deh!
insegnami tu, o mio Dio, la perfetta di-menticanza di me stesso; insegnami ciò
che deb-bo fare per giungere al tuo puro amore, del quale tu per tua bontà me
ne hai ispirato il de-siderio. Io sento in me una volontà risoluta di
piacerti; ma per eseguirla, da te aspetto e do-mando l'aiuto. A te tocca, o
amante Cuore di Gesù, di render tutto tuo il mio povero cuore, che per il
passato è stato a te così ingrato, e per sua colpa privo del tuo amore. Deh!
questo mio cuore sia tutto acceso per te, come il tuo è acceso per me. Fa' che
la mia volontà sia tutta unita alla tua, sicché io non voglia se-non quello
che vuoi tu e da ogg'innanzi la tua santa volontà sia la regola di tutte le mie
azioni, di tutti i pensieri, e di tutti i desideri miei. Io spero, Signore, che
non mi negherai la grazia per eseguire questa mia risoluzione che io faccio oggi
ai tuoi piedi, di abbracciare con pace quanto di me e delle mie cose tu
disporrai, così nella mia vita, come nella mia morte.
Beata
te, o Maria immacolata, che avesti il cuo-re sempre e tutto uniforme al Cuore
di Gesù! Deh impetrami tu, madre mia, che per l'avvenire altro io non voglia nè
desideri se non quel che vuole Gesù e vuoi tu.
E'
così grato il Cuore di Gesù, ch'egli non sa vedere alcuna minima nostra opera
fatta per suo amore, alcuna minima parola detta per sua glo-ria, alcun buon
pensiero deliberato di suo com-piacimento, senza darne a ciascuno la sua mer-cede.
Egli inoltre è così grato, che rende sempre il centuplo per uno. Gli uomini
che son grati, se ricompensano alcun beneficio loro fatto lo ricom-pensano una
volta; si tolgon, come suol dirsi, l'obbligazione e poi non ci pensano più. Gesù
Cristo non fa così con noi: ogni nostro buon atto, compiuto per dargli gusto,
non solo centu-plicatamente lo ricompensa in questa vita, ma nell'altra lo
ricompensa infinite volte, in ogni mo-mento, per tutta l'eternità.
E
chi sarà così trascurato che non faccia quanto può per contentare questo
Cuore così grato? Ma, oh Dio, come attendono gli uomini a compia-cere Gesù
Cristo? Dirò meglio, come possiamo noi essere così ingrati con questo nostro
Salva-tore? Se egli non avesse sparsa che una sola goc-cia di sangue, una
lacrima sola per la nostra sa-lute, pure noi gli saremmo infinitamente obbli-gati;
poiché questa goccia e questa lacrima sa-rebbe stata d'infinito valore
appresso Dio per ottenerci ogni grazia. Ma Gesù ha voluto impie-gare per noi
tutti i momenti della sua vita, ha donato a noi tutti i suoi meriti, tutte le
sue pene, le ignominie, tutto il sangue e la vita; sicché non una, ma infinite
obbligazioni abbiamo noi d'amarlo. Ma, ohimè, noi siamo grati anche colle
bestie: se un cagnolino ci dimostra qualche se-gno d'affetto, par che ci
costringa ad amarlo; e poi come possiamo esser così ingrati con Dio? 1 benefici
di questo Dio sembra che con gli uomi-ni mutino natura e diventino
maltrattamenti, mentre invece di gratitudine e d'amore non ri-portano che
offese ed ingiurie.
Illumina,
o Signore, questi ingrati a conoscere l'amore che tu loro porti
O
amato mio Gesù, ecco ai tuoi piedi l'ingra-to. Io sono stato ben grato colle
creature, sola-mente con te sono stato un ingrato. Con te dico, che sei morto
per me e non hai avuto più che fare per mettermi in obbligo d'amarti. Mi
consola e mi dà animo l'avere che fare con un Cuore di bontà e di misericordia
infinita, che si protesta di scordarsi di tutte le offese di quel peccatore che
si pente e lo ama.
Caro
mio Gesù, per il passato io ti ho offeso, ti ho disprezzato: ma ora ti amo più
d'ogni cosa, più di me stesso. Dimmi quel che vuoi da me, che tutto son pronto
a farlo con la tua grazia. lo credo che tu mi hai creato, tu hai dato il san-gue
e la vita per amor mio: credo ancora che per me sei restato nel SS. Sacramento;
te ne rin-grazio, amor mio; deh non permettere che io di tanti benefici e
testimoni del tuo amore, te ne sia più ingrato per l'avvenire. Legami,
stringimi al tuo Cuore, e non permettere che io nella vita che mi resta abbia da
darti più disgusto ed ama-rezze. Basta, Gesù mio, quanto ti ho offeso, ora ti
voglio amare.
Oh
ritornassero gli anni miei perduti! Ma no, che quelli non tornano più e poca
sarà la vita che mi resta; ma, o sia poca o sia molta, mio Dio, il tempo che mi
rimane a vivere tutto lo voglio spendere in amar te, sommo bene, che meriti un
amore eterno ed infinito.
Maria
madre mia, non permettere che io ab-bia da essere più ingrato al tuo Figlio;
prega Gesù per me.
Non
v'è pena maggiore, ad un cuore che ama, di vedere disprezzato il suo amore; e
tanto più quando i contrassegni dimostrati di questo amore sono stati grandi,
ed all'incontro è grande l'in-gratitudine. Se ogni uomo rinunziasse a tutti i
suoi beni e se ne andasse a vivere in un deserto, a cibarsi d'erbe, a dormir
sulla terra, a macerarsi con le penitenze, ed in fine si facesse trucidare per
Gesù Cristo; qual compenso renderebbe alle pene, al sangue, alla vita che il
Figlio di Dio ha dato per suo amore? Se noi ci sacrificassimo ogni momento alla
morte, certamente neppure ricom-penseremmo in minima parte l'amore che Gesù
Cristo ci ha dimostrato nel darsi a noi nel SS. Sacramento.
Un
Dio, mettersi sotto le specie di poco pane e farsi cibo d'una sua creatura! Ma,
oh Dio, qual è la ricompensa e gratitudine che rendono gli uo-mini a Gesù
Cristo? Qual'è? Maltrattamenti, di-sprezzo delle sue leggi e delle sue
massime, in-giurie tali che non le farebbero a un loro nemi-co o loro schiavo
o peggior villano della terra. E possiamo noi pensare a tutti questi maltratta-menti
che ha ricevuto e riceve tuttora Gesù Cri-sto e non sentirne pena? E non
cercare col no-stro amore di compensare l'amore immenso del suo Cuore divino
che sta nel SS. Sacramento, ac-ceso del medesimo amore verso di noi, e desi-deroso
di comunicarci i suoi beni e di donarci tutto se stesso, pronto a riceverci nel
suo Cuore sempre che andiamo a lui? Colui che viene a me non lo respingerò (Gv
6, 37).
Abbiam
fatto l'abitudine a sentir nominare Creazione, Incarnazione, Redenzione: Gesù
nato in una stalla, Gesù morto in croce. Oh Dio, se sapessimo che un altro uomo
ci avesse fatto alcu-no di questi benefici, non potremmo far di meno di amarlo!
Solo Iddio par che abbia, diciam così, questa mala sorte cogli uomini, che non
avendo più che fare per farsi da loro amare, non può giungere a questo
intento; e invece d'essere ama-to si vede vilipeso e posposto. Tutto nasce
dalla dimenticanza che hanno gli uomini dell'amor di questo Dio.
O
Cuore del mio Gesù, abisso di misericordia e d'amore, come a vista della bontà
che mi hai usata e della mia ingratitudine, io non muoio e non mi struggo di
dolore? Tu, Salvator mio, do-po avermi dato l'essere, mi hai dato tutto il tuo
sangue e la vita, abbandonandoti alle ignominie ed alla morte per amor mio; e di
ciò non conten-to, hai inventato il modo di sacrificarti ogni gior-no per me
nella santa Eucaristia, non ricusando
di
esporti alle ingiurie che dovevi ricevere - e che già tu prevedevi - in questo
Sacramento d'amore.
O
Dio, come posso vedermi poi così ingrato a te senza morir di confusione? Ah
Signore, metti fine alle mie ingratitudini con ferirmi il cuore del tuo amore e
farmi tutto tuo. Ricordati del sangue e delle lacrime che hai sparse per me e
perdonami. Deh! non siano perdute per me tante tue pene.
Ma
tu, benché m'abbia veduto così ingrato ed indegno del tuo amore, non hai
lasciato d'amar-mi ancor quando io non ti amavo e neppure de-sideravo che tu
mi amassi; quanto più, dunque, io debbo sperare il tuo amore ora che non voglio
nè sospiro altro che amarti ed esser amato da te? Deh! contenta appieno questo
mio desiderio; dirò meglio: questo desiderio tuo, perché sei tu che me lo dai.
Fà
che questo giorno sia il giorno della mia totale conversione, sicché io cominci
ad amarti per non cessare mai più d'amare te, sommo be-ne. Fà che io muoia,
in tutto, a me stesso, per non vivere che per te e per ardere sempre del tuo
amore.
O
Maria, il tuo cuore fu quell'altare beato, sempre acceso dal divino amore; madre
mia cara, rendimi simile a te, prega il tuo Figlio, che gode di onorarti col non
negarti niente di quanto gli domandi.
Oh
quanto è fedele il bel Cuore di Gesù Cri-sto con coloro che chiama al suo
santo amore! Colui che vi chiama è fedele (1 Ts 5, 24).
La
fedeltà di Dio porge a noi la confidenza di sperar tutto, ancorché non
meritiamo niente. Se abbiam scacciato Dio dal nostro cuore, apria-mogli la
porta ed egli subito entrerà secondo la promessa fatta: Se qualcuno mi apre la
porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me (Ap 3,20).
Se
vogliamo grazie, domandiamole a Dio in nome di Gesù Cristo, ed egli ci ha
promesso che le otterremo: Se chiedete qualche cosa al Padre nel mio nome, egli
ve la darà (Gv 16, 23). Se siamo tentati confidiamo nei suoi meriti, ed egli
non permetterà che i nemici ci combattano oltre le nostre forze (Cfr 1 Cor 10,
13). Oh quanto è meglio trattar con Dio, che cogli uomini! Quan-te volte gli
uomini promettono e poi mancano, o perché mentiscono nel promettere, o dopo la
promessa mutano volontà? Dio non è un uomo da potersi smentire, dice lo
Spirito Santo; non è un figlio d'uomo da potersi pentire (Num 23, 19). Iddio
non può essere infedele nelle sue promesse, perché egli non può mentire
essendo la stessa verità; nè può mutar volontà, perché tutto ciò che vuole
è giusto e retto. Ha promesso dunque di ricevere ognuno che a lui viene, di
dare aiuto a chi glielo domanda, di amare chi l'ama, e poi non lo farà? Forse
egli dice e poi non fa? (Num 23, 19).
Oh
fossimo fedeli con Dio com'egli è fedele con noi! Noi per il passato quante
volte gli ab-biam promesso d'esser suoi, di servirlo e d'amar-lo; e poi
l'abbiamo tradito, e licenziandoci dalla sua servitù ci siamo venduti per
ischiavi al de-monio! Deh preghiamolo che ci dia fortezza per essergli fedeli
in avvenire. Oh beati noi se sa-remo fedeli con Gesù Cristo in quelle poche
cose che ci comanda! Egli sarà ben fedele nel rimu-nerarci con premi troppo
grandi; e ci farà sen-tire ciò che ha promesso ai suoi servi fedeli: Be-ne,
servo buono e fedele, sei stato fedele nel po-co ti darò autorità su molto;
prendi parte alla gioia del tuo padrone (Mt 25, 21).
Caro
mio Redentore, oh foss'io stato fedele can te come tu sei stato fedele con me!
Ogni vol-ta che io ho aperto il mio cuore, tu sei entrato a perdornarmi ed a
ricevermi nella tua grazia: sempre che ti ho chiamato tu sei accorso ad aiu-tarmi.
Tu sei stato fedele con me, ma io sono stato troppo infedele con te, ti ho
promesso di servirti, e poi tante volte ti ho voltato le spalle; ti ho promesso
il mio amore, e poi tante volte te l'ho negato: come se tu, mio Dio che mi hai
creato e redento, fossi men degno di esser amato, che le creature e quei miseri
miei gusti per cui ti ho lasciato.
Perdonami,
Gesù mio. Conosco la mia ingra-titudine e l'abborrisco. Conosco che tu sei
bontà infinita, che meriti un infinito amore specialmen-te da me che dopo
tante offese da me ricevute tu hai tanto amato.
Povero
me se mi dannassi! Le grazie che mi hai fatto e i contrassegni dell'affetto
speciale che mi hai dimostrato sarebbero, oh Dio, l'inferno del mio inferno. Ah!
no, amor mio, abbi pietà di me; non permettere che io torni a lasciarti e che
poi, dannandomi come meriterei, io avessi a con-tinuar nell'inferno a pagare
con ingiurie e odio l'amor che tu mi hai portato.
Dehl
Cuore innamorato e fedele di Gesù, in-fiamma il misero mio cuore affinché
arda per te come tu ardi per me. Gesù mio, al presente mi pare che ti amo, ma
ti amo poco; fà che ti ami assai e che ti sia fedele fino alla morte. Questa
grazia ti cerco insieme alla grazia di continuare sempre a cercartela. Fammi
morire prima ch'io ti abbia di nuovo a tradire.
O
Maria, madre mia, aiutami ad esser fedele al tuo Figlio.